Rispetto al passato, quando il combustibile fossile rappresentava la sola opzione possibile per l’alimentazione di veicoli e mezzi di lavoro, sono oggi disponibili molteplici alternative che si differenziano per caratteristiche tecniche, applicabilità pratica, costi e, ovviamente, vantaggi.

Allo stesso tempo, l’attuale Green Deal Europeo considera prioritario l’investimento nelle infrastrutture che serviranno a supportare proprio le nuove tecnologie di circolazione dei mezzi, in modo tale da favorire la progressiva sostituzione di veicoli a benzina e gasolio con alternative alimentate da energie più ecosostenibili.

Come regolarsi per l’acquisto dei nuovi mezzi di lavoro, dunque?

Come sempre avviene in questi casi, sarà necessaria una buona dose di consapevolezza e una puntuale educazione in merito ai costi e ai vantaggi che i nuovi combustibili potranno apportare all’operatività quotidiana.

Vediamo in tal senso una rapida panoramica delle opzioni ad oggi disponibili.

Logistica: i veicoli da lavoro elettrici restano il focus principale

In ambito logistico, ad esempio, sappiamo già ora che i mezzi di lavoro alimentati elettricamente (puoi scoprire di più sulle diverse tipologie di batterie per carrelli elevatori in questo nostro recente approfondimento) assicurano eccellente efficienza energetica e prevedono costi operativi più ridotti rispetto ai veicoli alimentati a diesel – ma anche a idrogeno.

Tuttavia, per poterli sfruttare al meglio è necessario disporre di una rete elettrica con punti di ricarica ad altissima potenza: un costo ingente che dovrà per forza di cose essere affrontato subito.

In ogni caso, l’alimentazione elettrica continua a essere osservata con particolare attenzione dal settore della Logistica, specie se si considera l’attuale proposta di mezzi alimentati elettricamente da parte di brand di rilevanza mondiale.

Battery Swapping: una tecnologia interessante, ma ancora limitata

Molto interessante è anche la tecnologia del cosiddetto Battery Swapping, approfondita nello studio  Battery Swapping for elettric vehicles: opportunities and challenges e non esattamente nuova sul mercato: basta pensare che la sua prima applicazione commerciale è avvenuta nel 2008, in occasione delle Olimpiadi tenute in Cina.

Essenzialmente, questa tecnologia prevede l’impiego di stazioni di servizio robotizzate che, in soli cinque/dieci minuti, possono sostituire le batterie scariche con altre batterie ricaricate presso le medesime stazioni.

È di certo un approccio degno di nota, ma ancora con qualche limite – per esempio l’attuale assenza di un accordo tra i diversi player di mercato nello stabilire standard comuni per le batterie.

I veicoli elettrici alimentati a ricarica dinamica e quelli a idrogeno

Vi sono poi i veicoli a motore elettrico alimentati da ricarica dinamica, per molti versi simili in tutto e per tutto ai “comuni” mezzi alimentati a batteria, quantomeno per i vantaggi operativi che possono garantire.

Chi fosse interessato a questa tecnologia dovrà tenere a mente che una buona soluzione è attualmente rappresentata dalle infrastrutture con sistemi ERS (Electric Road System): si tratta di vere e proprie strade elettrificate composte da due linee elettriche sospese nella corsia elettrica in modo che i veicoli possano essere alimentati con doppio pantografo.

È facile intuire l’importante esborso economico che la realizzazione di tali infrastrutture comporta. Si ritiene che soltanto un’elevatissima frequenza di utilizzo potrebbe ammortizzare costi così onerosi, senza contare ovviamente il rischio di rapida obsolescenza dei sistemi in una fase storica in cui le nuove tecnologie colpiscono in modo costante il mercato.

Ad oggi, i soli veicoli elettrici che potrebbero adattarsi alla tecnologia della ricarica dinamica sono prototipi del peso di 40 tonnellate e comunque con un backup alimentato a diesel.

Infine, qualche parola sull’alimentazione a idrogeno.

I vantaggi? Tempi di rifornimento veloci e molta più autonomia rispetto alle altre attuali tecnologie. I limiti? L’elevato costo dei veicoli a idrogeno e l’assenza di una produzione di combustibile davvero decarbonizzato.

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